Glossario Politiche migratorie II

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  1. • Borderscape: concetto, approccio metodologico dei border-studies che si sofferma su mobilità di frontiere sia nello spazio che nel tempo. Esso nasce dall’urgenza di trovare un concetto nuovo che possa esprimere la complessità spaziale e concettuale della frontiera. Questa prospettiva ci permette di leggere criticamente il nesso tra frontiera e migrazione nel e attraverso il Mediterraneo.
    • Pratiche egemoniche: Pratiche che riguardano la dimensione normativa, la valutazione critica delle premesse e degli argomenti etici, legali ed empirici a giustificazione dei regimi cognitivi ed esperienziali sui quali le politivhe frontaliere sono articolate.
    • Pratiche contro-egemoniche: Lotte che consistono in strategie di resistenza contro i discorsi egemonici e le pratiche di controllo attraverso cui tali discorsi sono esercitati.
    • Fortezza Europa: Metafora in linea con la concezione stereotipata delle frontiere contemporanee come “dispositivi” di esclusione. Tali metafore contribuiscono a riaffermare l’idea di una divisione netta tra ciò che è “dentro” e ciò che è “fuori” l’Europa, trasmettendo un senso di integrazione assoluta possibile solo al suo interno. Per tale via, tale metafora potenzia paradossalmente lo spettacolo del confine come elemento cardine attorno a cui si articola il dispiegarsi dei regimi egemonici frontalieri e migratori del Mediterraneo, il quale si pone come limite territoriale esterno della Fortezza Europa.
    • Agency: Non si tratta solo di azione, ma si potrebbe tradurre con “agentività”. È in un certo senso la capacità di azione, che racchiude però una dimensione politica non veicolata dal termine “azione”. Concetto che deriva da un modello sociologico degli anni ’70 che si interroga su come la filosofia incida su come la società e la politica influenzano azioni individuali. Allo stesso modo le azioni individuali hanno un’influenza sul contesto in cui si inseriscono.
    • Homo sacer: immagine formulata da Giorgio Agamben che definisce uno spazio e un’identità, dove il migrante resta sospeso tra dentro e fuori, e dove è posto come esistenza semplice e “nuda”, passivamente oggetto delle azioni di altri e dell’autorità esclusiva del potere sovrano. Il migrante viene dunque spogliato dell’agency in termini politici e non ha più la capacità di accedere a quello che la filosofa Hanna Arendt chiama “diritto di avere diritti”. Questo concetto è strettamente interdipendente da quello dell’invisibilizzazione, vale a dire l’imposizione della sovranità statale che innesca un processo di esclusione dalla sfera politica che confina il migrante ad un ruolo passivo.
    • Eterotropia: concetto foucaultiano. Luogo in cui simultaneamente si articolano processi apparentemente in opposizione, strategie di mobilità e di ostruzione del movimento, di visibilità e invisibilità. Cioè quegli opposti che apparentemente si escludono, convivono allo stesso modo. Questo concetto indica, nel nostro caso, l’ambivalenza delle isole di frontiera, delle isole come frontiera.
    • Carta di Lampedusa: Patto firmato in loco da diverse autorità per un ripensamento delle frontiere nel Mediterraneo.
    • Dublino II: regolamentazione secondo la quale il migrante, dopo rilascio di impronte nel paese di primo ingresso, deve chiedere asilo in quello stesso paese, che ne è responsabile. Se quindi egli viene trovato con il timbro italiano in altri paesi, questi ultimi hanno il diritto di respingerlo.

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