Sintesi Politiche partecipative UE

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  1. La partecipazione attiva all’interno di una comunità è uno dei principali bisogni sottesi al processo democratico tipico della società moderna. Sin dalla sua nascita l’Unione Europea ha dimostrato una certa inclinazione al dialogo e all’inclusione della società civile, probabilmente per compensare l’innegabile deficit democratico che caratterizza la sua struttura istituzionale.

    Un esempio di tale tendenza ci è dato dal CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo) previsto già nel Trattato di Roma del 1957. Si tratta di un organo con poteri consultivi i cui membri sono espressione di diversi segmenti della società civile: associazioni sindacali e lavorative, gruppi di ricerca e di consulenza tecnica, ONG, associazioni ambientaliste e dei consumatori.

    Obiettivo principale del CESE è promuovere la cultura della partecipazione democratica sul suolo europeo attraverso la costituzione di un ponte tra istituzioni e cittadini. In realtà dei fatti la sua efficacia risulta limitata, in quanto numerose categorie sociali rimangono escluse e i rappresentanti che lo compongono non vengono eletti ma nominati.

    Altro organo strategico è il Comitato delle Regioni, luogo di incontro degli enti regionali e locali dei 28 Stati Membri. Il suo parere è consultivo ma obbligatorio su tutti i temi di valenza locale. La ragione d’essere di questo ente è da ricercare in uno dei principi fondamentali dell’etica giuridica europea, quello della Sussidiarietà. Tale approccio prevede che un ente superiore debba intervenire su una questione solo nel caso in cui l’ente inferiore non è in grado di risolverla con i propri mezzi. Sul piano empirico ciò si traduce nella multi-level governance, sistema politico composto da diversi livelli decisionali, ciascuno dei quali coopera con il resto della gerarchia per raggiungere determinati obbiettivi.

    In anni recenti il concetto classico di democrazia rappresentativa è stato affiancato da un nuovo profilo, quello della democrazia partecipativa, basata sulla collaborazione fra società e istituzioni per risolvere problemi di interesse pubblico. Nel 2001 L’Unione Europea ha ratificato il Documento sull’accesso alle informazioni e la partecipazione del pubblico ai processi decisionali (figlio della conferenza di Aarhus del 1998), il quale istituzionalizza definitivamente alcuni concetti chiave come la trasparenza e l’accessibilità amministrativa.

    La Commissione ha assunto un approccio che possiamo definire di Interactive Policy Making, promuovendo una serie di interventi volti a stimolare la partecipazione degli utenti al processo decisionale. Sono state potenziate in particolare le attività di ascolto della società civile attraverso l’istituzione di alcuni canali dedicati. Ne è un esempio il portale yourvoice, da cui è possibile accedere ad un’ampia gamma di dati, documenti e dibattiti inerenti tematiche di interesse comunitario. Sulla stessa scia si collocano altre due iniziative interessanti:

    - La pagina e-Participation: guida on-line che analizza il processo comunicativo tra istituzioni e cittadini, individuando 5 momenti fondamentali necessari alla pratica partecipativa (bisogni/attese, progettazione, azione, comunicazione, valutazione).
    - Il portale petiport.europarl.eu, sito istituzionale finalizzato a garantire l’esercizio del diritto alla petizione, proprio a tutti i cittadini europei.

    In definitiva si può affermare che in qualsiasi ambito le politiche europee presentano qualche forma di coinvolgimento e interazione con il pubblico. Il punto è che l’incidenza delle politiche di partecipazione resta comunque minima. Il motivo principale è da ricercare nella mancanza di un quadro complessivo, un modello sistemico che possa essere applicato a tipologie diverse di intervento politico.

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