Spread sahelo-equatoriale: l’Azawad (Mali)

4 commenti:

  1. Durante la discussione del seminario del 4 marzo sono emersi alcuni interrogativi in merito alla questione della mediazione per l’Azawad in Mali.
    1) Molti sono gli attori che hanno partecipato ai cinque round di negoziati tenutisi ad Algeri a partire dal luglio 2014 al fine di raggiungere un accordo di pace. I sei gruppi coinvolti sono l’MNLA, che è quello che rappresenta realmente gli interessi originari legati alle rivendicazioni tuareg per l’indipendenza dell’Azawad; ad esso si aggiungono l’HCUA, Haut Conseil pour l’Unité de l’Azawad, l’MAA, Mouvement arabe de l’Azawad, l’MAA-dissident, il CPA, Coordination pour le peuple de l’Azawad e il CM-FPR, Coordination des Mouvements et fronts patriotiques de résistance. L’1 marzo 2015 è stato siglato l’accordo, dunque non ancora firmato, anche in seguito al rinvio da parte del Coordinamento dei movimenti dell’Azawad, in cui troviamo il gruppo più rilevante, ovvero l’MNLA, attraverso la richiesta di un “periodo di tempo ragionabile”; questo aspetto è fondamentale, in quanto l’attenzione da parte del gruppo nei confronti della popolazione fa riflettere sul fatto che i loro interessi siano realmente legati alla volontà di riconquistare un territorio a loro appartenente, il temust.
    2) Il testo siglato accentua la volontà di ricreare le condizioni per un “paese unico e laico”; non vengono menzionati i concetti di federalismo o di autonomia, in quanto l’obiettivo consiste nel ricostruire l’unità nazionale del paese rispettando la sua integrità territoriale e tenendo conto della sua diversità etnica e culturale. Inoltre, si profila un maggior coinvolgimento del Nord del paese attraverso la creazione di assemblee regionali elette a suffragio universale diretto in un periodo di 18 mesi. Ovviamente, le nuove istituzioni locali potrebbero fare la differenza solo se dotate di finanziamenti appropriati. In questo nuovo round di negoziati vi è uno spazio concreto nel quale le personalità coinvolte possano assumere un ruolo nel processo di pace. Due fattori essenziali, tuttavia, sono il tempo e le risorse finanziarie. Il tempo deve essere adeguato per stipulare un accordo durevole di pace, ma le risorse finanziarie sono indispensabili per investire sulla regione in questione, ovvero l’Azawad, anche considerando che essa è maggiormente sottosviluppata rispetto al resto del paese, dovuto alla concentrazione desertica e alla crisi che l’ha notevolmente influenzata. Inoltre, si rischia che il conflitto dell’Azawad sposti il focus della questione dall’irredentismo tuareg ad una vera e propria guerra tribale, tra fazioni che si oppongono tra loro, guidate da interessi molteplici e divergenti.
    3) L’Algeria riveste un ruolo cruciale nella risoluzione del caso maliano, sia per la sua leadership che la porta ad assumere maggiori responsabilità rispetto ad altri paesi, sia per la pressione francese subita al fine di assumere un ruolo chiave nelle responsabilità securitarie regionali più ampie. Essa si trova “accerchiata” da crisi che si riversano anche nel paese, dunque un compito importante è quello di arginare un’eventuale minaccia seria proveniente dai deserti del Mali verso la parte sud del paese. Ora, la questione riguarda il fatto che l’Algeria non diventi semplicemente lo stato mediatore di una pace effimera, bensì che questo stato contribuisca a “investire”, scommettendo anche economicamente, sull’importanza dell’Azawad come territorio.
    4) Infine, la Francia è uno degli attori che esercita maggiormente influenza sulle vicende; in primis, per il suo passato coloniale. In secondo luogo, perché essa ha sempre mantenuto una forte presa sulle sue ex colonie, maturando interessi sempre maggiori anche legati alle risorse che vi si concentrano (es. grandi risorse naturali, uranio, giacimenti petroliferi). Inoltre, la Francia ha dimostrato di essere uno degli attori caratterizzati da transcalarità, ovvero la capacità di massimizzare l’efficacia delle sue azioni non solo a livello internazionale, ma anche a quello regionale, nazionale e pan-africano.

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  2. In seguito all’incontro di Algeri tenutosi domenica 1 marzo, siamo in attesa di informazioni più concrete in merito alle decisioni del Coordinamento dei movimenti dell’Azawad, il quale aveva deciso di non siglare l’accordo di pace di Algeri.
    Martedì 10 marzo sono iniziati gli incontri nella città di Kidal dei gruppi facenti parti del Coordinamento.

    Sono emerse tre condizioni principali in vista della loro firma dell’accordo di pace di Algeri:

    1) La prima condizione riguarda lo statuto politico reclamato dai ribelli; l’autonomia non soddisfa le condizioni proposte dal Coordinamento dei movimenti dell’Azawad, il quale ambiva al federalismo.

    2) La seconda condizione riguarda la riconfigurazione delle forze di difesa e di sicurezza che saranno inviate in queste regioni. In seguito all’integrazione dei loro combattenti in seno all’esercito nazionale, i gruppi armati separatisti domandano che venga accordato loro il diritto di costituire il 60-80% dell’organico che verrà inviato in quest’area del Mali.

    3) Infine, la terza condizione riguarda la condivisione delle risorse. Il 30% del budget nazionale, del quale l’accordo prevede la ripartizione nella collettività, non basta; secondo il Coordinamento dei movimenti dell’Azawad è necessario che vi sia una percentuale speciale destinata esclusivamente all’entità dell’Azawad.

    Dunque, comprendiamo che le condizioni poste dal gruppo che non ha parafato l’accordo sono indispensabili per un possibile accordo di pace. Questa settimana potrebbe essere decisiva per dare una svolta agli accordi di Algeri.

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  3. Notizie dal Mali: è saltato l'accordo tra Tuareg e Bamako. Ciò è dovuto principalmente alla decisione di non riconoscere l'indipendenza della zona settentrionale del Mali. Questo aspetto era stato, a più riprese, sottolineato dall'MNLA, che aveva rivendicato l'importanza strategica del territorio per i Tuareg, in quanto elemento fondamentale appartenente alla loro cultura.

    Gli accordi di Algeri, dunque, non hanno prodotto l'effetto desiderato; di conseguenza, altri attori stanno cercando di inserirsi nel quadro della vicenda al fine di trovare soluzioni alternative. Uno di essi è l'Unione Europea, la quale ha inviato in giornata una delegazione a Kidal per cercare di rimediare all'accordo fallito.
    Date le discussioni intense svolte in classe riguardo al ruolo dell'UE nelle politiche euro-africane, ritengo di fondamentale importanza discutere in questa sede la decisione della suddetta istituzione europea. A mio avviso, l'UE non si distingue in questo contesto per la sua transcalarità, data l'insufficienza di competenze e conoscenza delle realtà socioculturali di questi paesi africani. Il conflitto dell'Azawad dovrebbe, in primis, essere risolto a livello regionale, con strategie più decisive e un maggior ruolo accordato al gruppo tuareg e, come abbiamo già discusso, un investimento economico concreto in una zona sottosviluppata che è maggiormente colpita dalla crisi, l'Azawad.

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  4. La situazione che vede coinvolto il Mali nel tentativo di un concreto accordo di pace vede presenti, in realtà, molti paesi che spesso non vengono menzionati nel suddetto discorso geopolitico. Attraverso il mio contributo, vorrei mostrarvi come nella questione dell’Azawad siano emersi due nomi strategici, due stati che mirano a esercitare il controllo sulla regione: il Marocco e l’Algeria.

    Nella ricerca di una soluzione politica alla crisi che affligge il Mali, entrambi avrebbero voluto assumere un ruolo decisivo con il proposito di poter essere influenti nella risoluzione di discorsi geopolitici rilevanti nel periodo attuale e, soprattutto, per mostrare la loro capacità ed efficacia in tale contesto.
    Il Marocco ha criticato molto l’Algeria durante il periodo della negoziazione, che si protrae da ormai otto mesi, e ha definito il suo atteggiamento ‘opportunista’, non avendo proposto soluzioni concrete per facilitare il processo di pace, piuttosto avendo fornito una soluzione imposta dalla maggioranza degli attori coinvolti. A questo proposito, il Marocco ha fatto firmare agli Stati Uniti un comunicato congiunto nel quale si fa appello a una pace per il Mali che sia liberamente decisa insieme a tutti gli attori, senza mettere sotto pressione parte dei gruppi armati affinché parafino l’accordo. Uno degli aspetti negativi dell’approccio algerino, infatti, risiede nel fatto di accordare eccessiva importanza al fattore tempo, affinché si possa raggiungere un’intesa nel più breve tempo possibile senza considerare che l’oggetto dell’accordo sia molto più rilevante rispetto al tempo impiegato.

    Algerini e marocchini si sono, dunque, contesi il ruolo di mediatore nella questione dell’Azawad. I gruppi armati che prendono parte a questi tentativi di accordo di pace sono divisi, a loro volta, nelle loro posizioni di vicinanza o lontananza rispetto alle idee propugnate dai due stati sopra menzionati. L’HCUA, per esempio, viene definito algerofilo, in quanto si è dichiarato disposto a seguire il piano di uscita dalla crisi proposto dall’Algeria. Al contrario, l’MNLA, portavoce degli interessi tuareg, assume una posizione più affine a quella marocchina; ciò può essere giustificato dal fatto che questo gruppo stia boicottando il processo di pace non apponendo la firma alla proposta di pace presentata nel mese di marzo.

    Per valutare gli sviluppi, dovremo attendere ancora qualche giorno. Il 15 maggio costituirà una data importante per gli accordi di Algeri: vi sarà una svolta nel processo verso la pace, oppure si ripresenterà la situazione di stallo perpetuata nei vari tentativi di mediazione?

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