Il ruolo strategico del Ciad

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  1. CIAD E PETROLIO
    Il paese ha cominciato a raccogliere i proventi del petrolio nel 2004, data la mancanza di trasparenza da parte dell’amministrazione e del consorzio, è difficile conoscere le somme incassate dal governo.
    Un’indagine della Banca Mondiale del 2005 ha dimostrato come i proventi petroliferi vengano gestite dalle autorità del paese, in gran parte appartenenti all'etnia Zaghawa e al Mouvement Patriotique du Salut (MPS, il movimento politico del presidente Déby), che hanno dilapidato centinaia di milioni di dollari per armare la guardia presidenziale, per sconfiggere i ribelli del RaFD e premiare la classe politica più accondiscendente alle decisioni della presidenza, dunque un utilizzo della ricchezza strategico, lungi dall'alleviare la condizione di povertà in cui versa il paese, ma elemento fondamentale per mantenere al potere chi ha favorito una endemica situazione di instabilità.
    La povertà si esacerbò nel paese, portando danni irreversibili:
    flussi migratori
    violazioni dei diritti umani
    confisca di terre agricole senza risarcimenti
    gravi danni ambientali
    malaria e malattie delle pelle causate dal misterioso smaltimento di rifiuti tossici
    più di 100 villaggi scomparsi
    crollo dell'esportazione del cacao e del caffè
    disoccupazione
    Le 4.000 famiglie interessate dal progetto petrolifero sono abbandonate al loro destino. La compagnia petrolifera ExxonMobil ha acquisito più del 60% dei terreni agricoli della zona per la costruzione delle sue molteplici strutture, le infrastrutture petrolifere occupano infatti terre coltivabili e riducono lo spazio abitabile dalla popolazione locale, i campi coltivati e le infrastrutture petrolifere si mescolano, la superficie coltivabile è diminuita e i villaggi rimangono bloccati nel mezzo di impianti petroliferi, paradossale notare come le popolazioni residenti nelle zone petrolifere siano escluse dall'impatto economico e sociale derivante dallo sfruttamento petrolifero. infatti nonostante le molte linee elettriche che attraversano la regione, i villaggi e le piccole città non hanno energia elettrica, anche le grandi città sono spesso al buio e i villaggi non hanno acqua potabile. Cresce dunque il malcontento e la disperazione nei piccoli villaggi, soprattutto tra i giovani che non vedono via d'uscita per il loro futuro.
    Il petrolio ha anche contribuito alla costruzione di alcune infrastrutture nel paese come scuole, ospedali e università e dei miglioramenti del sistema stradale ma molte di queste sono inagibili o costituiscono delle vetrine che non hanno portato beneficio ai ciadiani; è infatti questo il progetto del presidente che vuole trasformare la capitale nella Vetrina dell'africa. I cantieri per la realizzazione di opere pubbliche che sorgono ovunque nella capitale senza un piano urbanistico stanno trasformando la capitale in una città ritoccata all'esterno e ghettizzata all'interno con il solo obiettivo di glorificare il presidente e il suo governo.

    Come far uscire il Ciad dalla trappola petrolifera (report dell'international crisis group)

    a. Includere la questione di come utilizzare i proventi del petrolio nel dialogo nazionale, si dovrebbe organizzare una tavola rotonda che preveda la partecipazione dell'opposizione politica, della società civile e dei rappresentanti delle regioni produttrici di petrolio. Le principali raccomandazioni della tavola rotonda dovrebbero essere implementate.
    b. Rafforzare il controllo e la vigilanza dei meccanismi interni degli introiti petroliferi; i ministeri della giustizia dovrebbero applicare le raccomandazioni della commissione di controllo e sorveglianza sulle entrate petrolifere.
    c. Regolarizzare le sue procedure in modo che i contratti governativi vengano stipulati sulla base di offerte competitive e non tramite accordi bilaterali, indispensabile per eliminare l'assegnazione di appalti in maniera corruttiva
    e. Francia, USA e Cina dovrebbero sostenere un dialogo nazionale inclusivo del Ciad, al fine di creare condizioni che possano portare ad una stabilità duratura.

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  2. L’EREDITA’ GHEDDAFIANA

    Il coinvolgimento di Gheddafi in Ciad è diventato paradossale: dopo aver giocato inizialmente un ruolo attivo nella destabilizzazione del nord a Tibesti, ha contribuito negli ultimi anni a portare la pace nella zona sud del Ciad, svolgendo un ruolo di mediatore tra gruppi armati. Déby vedeva Gheddafi come una figura importante per poter perseguire le proprie politiche domestiche. Quando la crisi Libica ebbe inizio, Déby tentò di difendere la legittimità di Gheddafi, accusando i ribelli di collusione con al Qaeda nel Maghreb.
    Durante i suoi 42 anni di regno, Gheddafi è stato di volta in volta dunque attore e mediatore dei conflitti del Ciad, usando il suo vicino meridionale come banco di prova per realizzare le proprie ambizioni regionali. Déby ha permesso a Gheddafi di aumentare la sua influenza attraverso il proprio supporto, in cambio di sostegno politico ed economico.
    La rete bancaria Burkina Faso, Mali Niger e Ciad: questa la lista dei paesi le cui finanze dipendono dal vecchio regime libico, è qui che Gheddafi ha investito i profitti di gas e Petrolio. La banca ciadiana sahelo-sahariana per l'investimento e il commercio (BSIC) fa parte di un gruppo di dodici banche sparse in tutta l'africa che hanno sede principale a Tripoli. Il 99,99% della proprietà dell'intero gruppo è nelle mani della succursale libica.
    N'Djamena è anche preoccupata per la difficile situazione dei cittadini del Ciad in Libia, che spesso sono stati percepiti e trattati come dei mercenari, nonostante la maggior parte di essi fossero nel paese per ragioni puramente economiche. Il presidente è altresì consapevole della necessità di mantenere relazioni economiche, in particolare nel settore del commercio e degli investimenti tra i due paesi.
    Il Ciad è dunque le regione in cui la dimensione geopolitica della crisi Libica ha avuto maggiore impatto, a causa dei continui interventi di Gheddafi nelle politiche interne ciadiane e la posizione geografica strategica tra il Maghreb e l'Africa sub sahariana e tra il Sahel orientale e occidentale. I ciadiani sono tra le principali vittime collaterali della crisi Libica: alcuni sono stati reclutati come combattenti, altri hanno dovuto abbandonare la città precedentemente considerata un El Dorado.
    La dimensione regionale della crisi si manifesta attraverso le politiche del governo ciadiano, che come molti regimi dell'Africa subsahariana, non è stato in grado di analizzare in maniera corretta e tempestiva l'estensione dei cambiamenti in corso in Libia.
    Il futuro delle relazioni Ciad-Libia dipende da alcuni fattori:

    1. L'orientamento delle politiche estere del nuovo governo libico: si pensa che il governo libico si concentrerà maggiormente sul mondo arabo e sull'europa a scapito dell'africa subsahariana; ad ogni modo la Libia possiede molti investimenti in questa parte dell'africa, e quindi necessita il raggiungimento di intese politiche con queste regioni.

    2. La questione degli africani neri che rimangono in Libia: molti paesi, il Ciad è uno tra questi, hanno denunciato il cattivo trattamento riservato a questi migranti. Se gli appelli rivolti al nuovo regime libico non verranno ascoltati, le tensioni diplomatiche riguardanti questo argomento potrebbero dare luogo ad ostilità reciproche.

    3.Gli sviluppi in corso nella parte sud della Libia saranno decisivi; la regione potrebbe diventare un'area contesa, indebolendo la lunghezza di questo bordo strategico.

    Purtroppo la pericolosità dello stato libico è data anche dalla proliferazione di armi provenienti dall'arsenale di gheddafi: gran parte di queste sono finite nelle mani dei contrebbandieri e dei diversi gruppi della galassia jihadista dentro e fuori la Libia.

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  3. CIAD, GENDARME CONTRO BOKO HARAM?

    Nelle scorse settimane il Ciad ha dimostrato sul campo la superiorità della propria compagine militare rispetto al diviso e demotivato esercito nigeriano e alle altre armate nel campo: nel giro di pochi giorni Boko Haram è stato scacciato da Gambaru e Ngala, due importanti snodi commerciali al confine fra la Nigeria e il Camerun, asse di vitale importanza; infatti le economie di questi paesi, in particolare del Ciad, dipendono fortemente dagli scambi commerciali regionali.
    Per questo la battaglia di Gambaru è stata cruciale: fonti ciadiane, non confermabili, parlano di oltre 230 miliziani di Boko Haram uccisi.

    La setta Jihadista ha risposto alla perdita del ponte fra Gambaru e Fotokol attaccando quest'ultima località in Camerun e uccidendo cento persone; possiamo parlare dunque non di guerra confessionale, ma del classico conflitto per il controllo delle risorse e territori strategici. Risorse strategiche come il petrolio e l'uranio di cui lo stato del Borno, dove si concentra la lotta di Boko Haram in Nigeria, e il Lago Ciad sono ricchissimi.
    La strategia militare ciadiana, discussa ai primi di febbraio con le massime cariche dell'esercito nigeriano in occasione della firma di un accordo bilaterale, è di cercare di spezzare il fronte dell'avanguardia di Boko Haram in due: uno al confine con il Niger, e l'altro al confine con il Camerun, con una tattica a tenaglia, utilizzando anche bombardamenti mirati della propria forza aerea.
    Sono state proprio le velleità d'espansione territoriale verso il Lago Ciad della setta Jihadista che hanno dato vita alla reazione africana. Il Ciad è riuscito soprattutto grazie all'intervento al fianco della Francia in Mali e al contributo alle missioni ONU in Mali e centrafica, a smarcarsi da anni di isolamento: Déby è riuscito ad ottenere un seggio al consiglio di sicurezza ONU per il Ciad nel 2013, anno in cui aveva promosso diversi summit sulla sicurezza in Africa per guadagnare credibilità e autorevolezza accrescendo le proprie aspirazioni egemoniche regionali.
    Ma al prestigio all'estero fa il paio una forte crisi di consensi in patria: Déby al potere da 24 anni grazie ad un colpo di stato militare, sta perdendo l'appoggio dei propri cittadini per diversi motivi. Il malcontento legato al suo regno è principalmente legato ai cronici problemi economici.
    Alla popolarità in caduta libera di Déby, si aggiungono le critiche internazionali che accusano il presidente di avere dei rapporti pericolosi con i quadri d Boko Haram (come sostenuto da Sambo Dasuki, capo dei servizi di sicurezza nigeriani). Oltre alla tolleranza di alcune cellule della setta dislocate da anni nei pressi del lago Ciad, a pesare sulla credibilità di Déby c'è lo scandalo del suo stretto collaboratore Mahamat Bichara Gnoti, arrestato in Sudan con 19 missili dell'esercito sudanese destinati a Boko Haram; questa serie di vicissitudini hanno valso a Déby l'appellativo di "Presidente di Boko Haram".
    Il cordone sanitario in cui operano le truppe del presidente ciadiano nel nord della Nigeria, circoscrive un'area ben precisa del paese, quella del lago Ciad dove la commissione nigeriana per le risorse petrolifere aveva rinvenuto delle riserve di greggio e pianificava di condurre delle operazioni di perforazione.
    Al di là del ruolo strategico svolto da Ciad, non si deve dunque credere che il suo governo non sia incline a pratiche antidemocratiche che violano i diritti umani (report amnesty International 2014/2015).

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