Sintesi Vulnerabilità umanitarie

1 commento:

  1. Carissimi colleghi,
    in Paesi già colpiti da sotto nutrizione, malnutrizione, tasso di mortalità infantile e materna, malaria, AIDS e difficoltà economiche, l’Ebola sta avendo effetti catastrofici (oltre 10.000 morti) soprattutto a causa della debolezza del sistema sanitario. Il problema fondamentale è l’inesistenza del WELFARE STATE soprattutto nei Paesi Sub sahariani. La risposta al virus è stata inizialmente ma poi gli attori internazionali si sono mobilitati e hanno avviato tutta una serie di programmi specifici per sconfiggere questa minaccia globale. Tra questi attori non potevano mancare la Banca Mondiale e soprattutto il Fondo Monetario Internazionale. Quest’ultimo ha stanziato alcune centinaia di milioni di dollari in favore dei tre paesi dell’Africa Occidentale più colpiti, Sierra Leone, Guinea e Liberia, alleggerendo così il loro enorme debito contratto verso l’FMI stesso nel corso degli anni. Ma uno studio dell’università di Cambridge ha dimostrato che a rendere così devastante l’epidemia di Ebola in realtà potrebbe essere stato proprio il Fondo monetario internazionale, che oggi appare generoso, ma in passato, nel tentativo di aiutare economicamente tre Paesi ormai sull’orlo del fallimento e in piena guerra civile, ha provocato non pochi danni. Tra il 1990 e il 2014, con i suoi Programmi di Aggiustamento Strutturale, l’FMI ha voluto dare priorità agli obiettivi economici a breve termine e quindi ha richiesto politiche che hanno ridotto la spesa pubblica, assorbendo fondi che potevano essere diretti ad affrontare i problemi della sanità. Inoltre il tetto imposto alle spese sanitarie ha impedito di assumere e pagare adeguatamente medici e infermieri, il cui numero si è drasticamente ridotto anche a causa delle frequenti emigrazioni. Infine, la spinta del Fondo a un sistema sanitario decentralizzato, anche se con l’intenzione di favorire le comunità locali, ha impedito una risposta coordinata all’epidemia. Questa grave politica di austerità ha messo a repentaglio (e non rilanciato) i sistemi sanitari regionali già sotto finanziati, del tutto impreparati e con carenza di personale. Vi lascio immaginare come può essere gestita una pericolosa emergenza come ebola in queste regioni, quando i bambini muoiono per una semplice diarrea. Con questi motivi gli esperti hanno puntato il dito contro il Fondo monetario internazionale. Tra le vittime dell’epidemia non ci sono solo le persone, ma anche le società e le economie di tre Paesi ormai in ginocchio. Contano molto anche le restrizioni dei movimenti delle persone, l’isolamento di interi villaggi e comunità, l’assenza di lavoro per paura del contagio, i mercati vuoti e la chiusura delle frontiere che produce un impatto negativo sui flussi del commercio transfrontaliero, che a sua volta si traduce in minori entrate doganali e minori investimenti. L’impatto socio-economico che l’epidemia di Ebola sta avendo è di vastissima portata e non si limita soltanto alle aree in cui i tassi di contagio sono più alti. Per quanto riguarda la Liberia, quasi la metà dei capifamiglia rimane a casa senza lavoro. L’insicurezza alimentare persiste in tutto il Paese e le famiglie continuano a riferire di non avere abbastanza soldi per permettersi il riso, a prescindere dal prezzo, mentre circa ¾ delle famiglie si sono dette preoccupate per non avere abbastanza cibo. In Sierra Leone l’agricoltura è in ginocchio perché chi non muore scappa laddove l’epidemia non è arrivata, e i campi vengono abbandonati in quella che dovrebbe essere invece la stagione della semina. Abbandonare i campi significa ritrovarsi senza risorse alimentari, e i prezzi del poco cibo che resta salgono alle stelle. Anche l’impatto sui redditi generati dal turismo è tragico. Gli alberghi sono vuoti, e la prospettiva che lo rimangano a lungo ha innescato una serie di licenziamenti a catena. La chiusura delle frontiere e la sospensione dei voli, infine, ha avuto un impatto molto negativo sulla bilancia commerciale.

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